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13
Nov

ALIMONTI: GENE PROTETTIVO E COMPOSTO ANTITUMORALE

Quando invecchiamo il nostro corpo cambia, anche se non avviene per tutti allo stesso modo. Gli effetti estetici li conosciamo bene: rughe, imbiancamento e perdita dei capelli, dismorfismi della schiena. Diminuisce l’acutezza visiva, l’udito e anche gli altri sensi perdono di ricettività. La responsabilità di questi cambiamenti è delle cellule senescenti, le quali hanno perso funzionalità fisiologica, smesso di dividersi e quindi di proliferare. Tali cellule possono favorire l’insorgenza di tumori. Come sappiamo però, non tutti sviluppano delle neoplasie e, coloro che le sviluppano, hanno prognosi differenti. Il nostro Principal Investigator Andrea Alimonti, in collaborazione con un team internazionale, ha scoperto una variabile genetica cruciale in grado di agire su queste cellule, inibendo o favorendo lo sviluppo del tumore alla prostata.

In uno studio appena pubblicato su Cancer Cell, il professore e il suo team hanno dimostrato il ruolo di un gene che, se presente in queste cellule, può contrastare il processo metastatico nel tumore della prostata. In assenza di tale gene, al contrario, il processo è favorito e quindi la prognosi del paziente risulta peggiore. I nostri ricercatori però hanno messo a punto un potente composto senolitico che nella seconda opzione può porre rimedio, bloccando la progressione neoplastica.

Principal Investigator Andrea Alimonti pubblica uno studio sul tumore alla prostata

Principal Investigator Andrea Alimonti

Il gene in questione è TIMP1, a cui se ne aggiunge un altro, PTEN, il quale ha un ruolo importante nel processo tumorale. Nel loro esperimento su modelli murini geneticamente modificati, Alimonti e colleghi hanno soppresso l’espressione di TIMP1 e PTEN e hanno quindi assistito al conseguente sviluppo delle metastasi. A quel punto hanno utilizzato il composto senolitico. Si tratta di una sostanza che uccide le cellule senescenti ed è quindi in grado di rallentare l’invecchiamento. Come risultato, i ricercatori hanno osservato il blocco della progressione metastatica.

Questo studio rappresenta quindi un importante traguardo per la ricerca di una cura al tumore prostatico. Inoltre, chiarisce il professor Alimonti, “questi risultati ci indirizzano ancora una volta verso la terapia personalizzata. I fattori genetici – continua l’esperto – possono infatti determinare se la senescenza avrà nel paziente un effetto positivo, di opposizione alla crescita del tumore, o negativo, di stimolazione della formazione di metastasi. In questo secondo caso risulta importante somministrare con cautela i farmaci chemioterapici che inducono senescenza, oltre ad utilizzare i farmaci senolitici per uccidere le cellule senescenti”.

In sostanza: geni diversi, cure diverse. E diversi sono quindi anche gli effetti dell’invecchiamento, tanto sul viso quanto dentro le cellule.

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