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16
Dic

UN NUOVO SISTEMA DI COLTURA TRIDIMENSIONALE DELLE CELLULE “NAIVE”

3D ECM-rich environment sustains the identity of naive human iPSCs” è il titolo del lavoro pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica «Cell Stem Cell» (gruppo editoriale Elsevier) mirato ad indagare e ad approfondire il ruolo e le caratteristiche delle cellule staminali pluripotenti.

Nicola Elvassore

La ricerca, finanziata dalla Fondazione Cariparo, è stata condotta presso i laboratori dell’Istituto Veneto di Medicina Molecolare (VIMM) dal gruppo di Nicola Elvassore – professore all’Università di Padova – con la collaborazione e il supporto di ricercatori di diversi istituti italiani e internazionali. In particolare, hanno dato contributo essenziale come primi autori del lavoro Elisa Cesare del VIMM, Anna Urciuolo dell’Università di Padova e Hannah Stuart del Research Institute of Molecular Pathology di Vienna.

Tramite un approccio multidisciplinare lo studio ha permesso di identificare le componenti della matrice extracellulare che caratterizzano il microambiente delle cellule staminali pluripotenti umane “naïve“: queste cellule, ottenute tramite il processo di reprogramming (“ringiovanimento” cellulare allo stato pluripotente) sono il corrispettivo in vitro (cioè cellule coltivate in laboratorio) di quelle che troviamo nell’embrione umano prima che questo si impianti nell’utero materno. In seguito, queste cellule differenzieranno e daranno vita a tessuti extra-embrionali come placenta e a tutti gli organi e sistemi. Una volta individuati i componenti della matrice delle cellule naïve questi sono stati sfruttati per ideare un nuovo sistema di coltura tridimensionale delle cellule stesse. In questo contesto tridimensionale è possibile sia mantenere le cellule nella loro identità pluripotente “naive”, sia replicare le prime fase del processo di differenziamento e morfogenesi che si osserva in vivo con l’impianto in utero.

Questo nuovo sistema di coltura permette quindi di sfruttare appieno il potenziale di queste cellule “precoci” e di conseguenza apre la possibilità per l’uso di tali cellule per lo studio di processi dello sviluppo umano ancora oggi inaccessibili. Ad esempio, sarà possibile studiare la formazione della placenta oppure le fasi iniziali dell’insorgere di patologie legate all’inattivazione del cromosoma X e altri processi epigenetici che avvengono in quel preciso periodo dello sviluppo umano, patologie che non possono essere attualmente riprodotte utilizzando altri modelli cellulari.

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