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06
Nov

CROLLATA l’ASSISTENZA PER IL DIABETE NEL LOCKDOWN

Prof. Fadini (VIMM) - diabetologo

Professor Fadini

Nuovo studio pubblicato dal Prof. Fadini, Principal Investigator VIMM

State a casa!”, “andrà tutto bene”. Questi slogan rimbalzavano dai televisori ai balconi degli italiani in modo pressoché incessante, durante questa strana primavera di lockdown.

Col senno di poi, possiamo dire di essere stati ingenui ed eccessivamente ottimisti. No, non solo nei riguardi dell’infezione da COVID-19. Lo siamo stati ad esempio se consideriamo il caso di molti anziani affetti da diabete, per i quali non è andato tutto bene. Piuttosto, si è avverato l’esatto contrario.

Il 30 ottobre su Diabetes Care è apparso uno studio coordinato dal professor Gian Paolo Fadini, Principal Investigator del VIMM e professore del Dipartimento di Medicina dell’Università di Padova, che chiarisce il grave impatto, dovuto al lockdown, sull’assistenza ai pazienti fragili affetti da diabete.

Durante il lockdown, chiarisce Fadini, “la maggior parte delle visite non urgenti è stata tramutata in teleconsulto oppure cancellata. Come risultato abbiamo osservato che, anche contando il numero di visite effettuate in maniera telematica, non è stato possibile erogare l’assistenza a oltre la metà dei pazienti che avrebbero dovuto effettuare visite di controllo in quel periodo”.

Lo studio che ha analizzato l’impatto del lockdown sull’assistenza per i malati di diabete, confrontando i dati riguardanti lo stesso periodo del 2019 e del 2020, mostra che la chiusura dovuta alla pandemia ha fatto crollare le visite in media del 47.7%, sia per quanto riguarda il servizio in teleconsulto che in presenza.

Tuttavia l’aspetto più grave è un altro. La pandemia ha acuito in maniera esponenziale il già critico livello di divario digitale in Italia. Abbiamo letto come gli effetti si siano ripercossi, ad esempio nell’accesso alla didattica a distanza.

Il problema però riguarda anche la competenza nell’uso degli strumenti digitali, che nel caso di un teleconsulto pare necessaria. È questo infatti l’elemento più critico per le persone con diabete, soprattutto di tipo 2, anziane. Se pensiamo che i pazienti con tali caratteristiche rappresentano la fetta più importante di tutti i pazienti affetti da questa patologia, circa il 50%, comprendiamo la gravità della situazione. Una simile dinamica si è verificata anche relativamente ai problemi cardiovascolari.

In sostanza non siamo stati abbastanza lungimiranti da comprendere che alcune misure prese per scongiurare una, seppur temibile, infezione dal virus possano avere un effetto boomerang su pazienti portatori di un’altra patologia importante, come il diabete. Oppure, se lo abbiamo capito, non abbiamo agito con adeguata tempestività.

In risposta a questa preoccupante panoramica, Fadini e colleghi lanciano un monito preciso: “dobbiamo prepararci per la prossima fase pandemica, prevenendo la decrescita assistenziale per questa patologia e garantendo quindi continuità di cura”. Dobbiamo altresì essere consapevoli che gli strumenti digitali, seppur ormai indispensabili, non sono sufficienti da soli a coprire tutte le necessità dei pazienti. Proprio come la scuola, anche la salute non può essere garantita “a distanza”.

Chissà se questa volta andrà, davvero, tutto bene.

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